Prolagus è il suo terzo album.

Il Prolagus Sardus è un po’ l’emblema della vita animale che viene annientata e scompare irreparabilmente. Andrillo, proietta l’estinzione di quel piccolo parente prossimo del coniglio, ai tempi nostri, per ragionare di un altro genere di possibile estinzione: quella della sua lingua, della sua cultura, di sé stesso e della sua comunità. Con questo progetto composto da un libro e da un disco si ripropone di utilizzare una lingua a rischio di estinzione in contesti più ampi con pari dignità e forza espressiva delle altre lingue.

Andrillo concepisce brani caldi e avvolgenti; le dieci tracce del disco si arricchiscono del lavoro di un quartetto d’archi, si offrono persino a percussioni derivanti da oggetti riciclati, anche nella più essenziale linea sonora che ruota attorno a delicati arpeggi di chitarra, sa aprirsi al mondo; sa proiettarsi al di fuori dell’ambito strettamente locale.

Il libro è arricchito dall’articolato contributo sulla Sardegna di oggi di Fiorenzo Caterini che parte da due primati tutti isolani: quello ingombrante e paralizzante del peso delle servitù militari, e l’altro, ignorato e con inadeguate ricadute, del ricco patrimonio archeologico, ben superiore a quello di tutte le altre regioni italiane. Con l’appassionato intervento di Pier Franco Devias si interroga sul perché la storia ufficiale ignora quella di questa parte del Mediterraneo e dei suoi eroi, oscurati perfino nella loro memoria. I surreali racconti di Ivo Murgia e la documentata demolizione dei luoghi comuni che riguardano i sardi e la loro lingua di Francesco Casula, chiudono il cerchio di un percorso che tra musica e canzoni, saggi e testi letterari sembra voler inseguire un unico e comune obiettivo: renderci sempre meno “strangius in domu nostra”.