Come cresci in una terra colonizzata, la cui cultura è stata resa minoritaria, periferica e subalterna rispetto alla cultura dominante e della quale non controlli la narrazione? La risposta prova a darla in questo lavoro collettivo il gruppo Malasorti, che vuole alludere all’esistenza di una realtà urbana e suburbana nella quale la musica popolare si evolve e si adegua ai cambiamenti sociali, quindi trasformandosi, dando vita a nuove ispirazioni culturali. Per cui le sonorità più vive che animano l’hinterland cagliaritano qui sono presenti: dub, jazz, reggae, reggaeton, techno, hip hop, cumbia colombiana.
Questo progetto si muove all’interno di una sorprendente triangolazione tra musiche popolari, nuove tecnologie e lingua sarda, con contributi delle tre anime del gruppo che interagiscono con un innovativo intreccio: «Arrogalla» che ha dimestichezza da tempo con questo manipolare suoni e musiche trattandole da abile alchimista, Francesco Bachis che li indaga mettendoci dentro la sua formazione di sensibile antropologo e Lele Pittoni che vi proietta la verve della sua scrittura e la personalità della sua interpretazione.
Alla fine quello che allestiscono è una miscela esplosiva di ritmi e sonorità fortemente ispirate ai richiami dell’elettronica da un lato e al variopinto e ricchissimo universo latino americano dall’altro. Il tutto uniformato dall’uso della lingua (sardo campidanese del sud) e degli stilemi tipici del paesaggio suburbano del sud della Sardegna, dove Messico e Maghreb si uniscono continuamente in un unicum denso e assolutamente originale.